GLI Ateliers
Gli ateliers sociolinguistici
Gli ateliers o laboratori sociolinguistici si sono svolti in francese e in italiano con l’obiettivo di fornire ai partecipanti gli elementi base della lingua orale del paese ospitante : parole e brevi frasi utili alla gestione del vivere quotidiano e legate al contesto di vita delle partecipanti.
L’insegnamento / apprendimento di una lingua cosiddetta « d’integrazione » (LEI) tiene conto, quindi, delle preoccupazioni e delle attività quotidiane della persona migrante : fare la spesa, iscrivere i propri figli a scuola e seguire la loro scolarità, iscriversi ai servizi sociali e sanitari a cui si ha diritto, andare dal medico, cercare un impiego.
Il progetto « Lingue Europee d’Integrazione » mira a realizzare un nuovo strumento e una nuova dinamica di formazione linguistica attraverso gli ateliers sociolinguistici partecipativi concepiti e realizzati dalla Maison des Femmes di Schaerbeek e da EURO-IDEA ( Bruxelles), da Ecrimed (Parigi) e dall’ARSAP (Pordenone)
Bruxelles
L’Atelier “Largo alle Cheffes”
Il progetto LEI si ispira all’esperienza dell’atelier di cucina « Place aux Cheffes » che si tiene alla Maison des Femmes da ormai 5 anni.
Esso propone, negli ateliers socio-linguistici, l’utilizzo della lingua francese articolando la pratica culinaria, espressione del « saper fare » delle partecipanti, con l’attività di apprendimento più formale praticato in classe. Qui viene proposto anche un momento di educazione all’ascolto secondo l’adagio « Imparare ad ascoltare per meglio parlare».
Calendario dell’atelier
Nel mese di settembre 2018 si sono aperte le iscrizioni. Sono stati organizzati due incontri di gruppo e un breve colloquio individuale per concoscere le motivazioni delle iscritte a seguire gli ateliers.
Nel mese di ottobre si sono aperti gli ateliers e sono state avviate le attività programmate. Queste si sono andate strutturando, via via, a seconda dei bisogni delle partecipanti e della grande flessibilità del gruppo.
La flessibilità è una delle caratteristiche dell’accoglienza praticata alla MDF, dove si privilegia l’impegno volontario e non obbligatorio delle partecipanti secondo i principi dell’apertura all’altro e dell’inclusione civica
Le iscrizioni hanno visto passare un numero importante di cittadine di nazionalità diversa : afgane, pachistane, marocchine, spagnole, ceche, siriane, serbe, moldave, turche, cinesi.
Un gruppo consolidato si è, comunque, creato. Gruppo che ha tessuto una bella rete di contatti tra le partecipanti e che assicura, oggi, una bella continuità dell’azione intrapresa e si sente capace di accettare e accogliere le nuove arrivate.
Le nostre iscritte sono su FACEBOOK ! I social media testimoniano l’impegno e l’entusiasmo delle partecipanti agli ateliers sociolinguistici, le donne migranti hanno saputo creare dei momenti di solidarietà condividendo la loro mensa con altri invitati e partecipando a collaborazioni programmate e non.
Alcuni video degli ateliers tenuti a Bruxelles
Questi video presentano un intervento informale di educazione degli adulti articolato su “esperienze di vita”. Le donne parlano tra di loro: raccontano e si raccontano.
Rennes
L’atelier ha permesso agli iscritti di sviluppare le proprie competenze e di interagire nel proprio ambiente, esprimendosi in francese (con commercianti, bibliotecari, impiegati comunali, imprenditori…). Hanno acquisito le competenze necessarie per prendere la parola nel gruppo dell’atelier con i colleghi e i formatori per scoprire meglio la loro città d’adozione, per raccontare le loro storia, i loro percorsi di vita, i loro centri d’interesse, il loro percorso personale e professionale e per formulare ipotesi, speranze e progetti per l’avvenire.
Il contesto conviviale e il ritmo d’insegnamento intensivo hanno permesso agli iscritti di prendere fiducia in loro stessi, di muoversi in autonomia, d’invitare alcune persone a un forum, d’informarsi sui mestieri e le professioni, sulla città e i servizi offerti… in una parola: di esprimersi in francese senza timore. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza una stretta collaborazione tra insegnanti e animatori del centro di formazione e il sostegno e la disponibilità di altri attori territoriali e degli abitanti, tutti disponibili a sostenere gli studenti nel loro percorso.
Quasi tutti i partecipanti all’atelier hanno raggiunto gli obiettivi prefissati :
- In nove proseguiranno il percorso di formazione linguistica partecipando a un atelier « Passerella verso l’impiego »
- Una studentessa ha ricevuto la proposta di una formazione complementare con l’OFIL (Ufficio francese per l’immigrazione e l’integrazione)
- Per i rimanenti cinque studenti, che devono consolidare le loro conoscenze linguistiche, il centro «Lingua e comunicazione», attraverso il suo servizio di valutazione e orientamento linguistico, proporrà delle proposte d’insegnamento adattate a ciascun caso.
Pordenone
Atelier sociolinguistico presso coro “Canto Sconfinato”
Arsap ha scelto di evidenziare e valorizzare l’esperienza di integrazione transculturale, già esistente a Pordenone, costituita dal gruppo corale “Canto Sconfinato”.
Si tratta di un gruppo informale nato da un’idea maturata nell’ambito di varie associazioni attive nel settore dell’accoglienza e del sostegno alle persone migranti, e in particolare ai richiedenti asilo (Associazioni Immigrati, Cooperative: Itaca, Noncello, Nuovi Vicini, ACLI e FAI).
In un contesto caratterizzato sempre più da una drammatica accelerazione dei flussi migratori, accelerazione che rischia di trasformare una città e un Paese tradizionalmente accoglienti, in una società sempre più chiusa e a tratti anche tendenzialmente razzista e xenofoba, l’esperienza di un coro può essere un mezzo per conservare le proprie culture di riferimento (friulana, ghanese, pakistana, albanese…) attraverso la musica.
Musica e canto sono sono espressioni comuni nelle rispettive culture: cantare assieme una villotta friulana, così come una ninna nanna pakistana, porta a un comune sforzo di “ri-conoscenza” di armonia, scale, temperamenti, modi musicali diversi; espressioni di culture e civiltà antiche e di pari dignità; uno sforzo in cui si conosce meglio anche la propria cultura apprezzandone particolarità e differenze.
“Canto sconfinato” è dunque un luogo in cui diversi abitanti della città, stabili o provvisori, di etnie e storie diverse, possono apprendere e insegnare reciprocamente e portare questo canto corale a tutta la cittadinanza, come testimonianza di una “convivenza” non solo possibile ma gioiosa, creativa e anche “vantaggiosa”.
L’organico del coro è di 30 – 35 coristi di ben 12 nazionalità diverse (Afganistan, Austria, Biafra, Gambia, Italia, Mali, Nigeria, Paesi Baschi, Pakistan, Polonia, Portogallo, Senegal).
L’interagire delle persone nei vari aspetti della vita del coro (le prove, gli spostamenti, l’organizzazione dei concerti, i vari momenti conviviali anche indipendenti all’attività musicale) costituisce di fatto un unico atelier sociolinguistico dove l’apprendimento della lingua italiana avviene in modo informale e naturale.
Il coinvolgimento di tutto il coro nel progetto LEI, e in particolare nella realizzazione delle video-interviste autobiografiche, ha comportato un lavoro di consapevolezza di questa modalità informale di apprendimento della lingua italiana.
L’approccio alla narrazione autobiografica ha quindi individuato nella musica l’elemento attraverso cui parlare di sé e della propria cultura.
Le interviste video realizzate sono indicative di una pratica molto più diffusa, in quanto molte sono state le occasioni, nel contesto del progetto LEI, nelle quali si è sperimentato l’approccio autobiografico attraverso la musica. In diversi casi non è stato possibile giungere alla realizzazione del video, soprattutto per la difficoltà di conciliare gli aspetti tecnici delle riprese video con l’informalità caratteristica di questo approccio.
Particolarmente significativa inoltre l’esibizione del coro in occasione dell’evento finale del progetto: il concerto pubblico effettuato in una delle sale più importanti della città, ed il conseguente e significativo rilievo dato all’evento dalla partecipazione del pubblico (circa 250 persone) e dagli organi di comunicazione (tra i quali merita evidenziare il notiziario regionale della RAI), hanno permesso di far emergere in tutta la sua ricchezza quella molteplicità di culture che purtroppo viene invece sempre più presentata come minaccia alla sicurezza e a presunti “valori identitari” di impronta populista e nazionalista.
Atelier sociolinguistico “Il Circolo delle mamme”
“Il Circolo delle mamme” è un Atelier sociolinguistico informale nato contestualmente ad una collaborazione tra Arsap ed una comunità di immigrati bengalesi residenti a Pordenone.
La collaborazione tra Arsap e Bangladesh Community Pordenone inizialmente aveva in verità un altro obbiettivo: quello di collaborare alla realizzazione di un buffet multietnico in occasione dell’evento finale del progetto LEI, collaborazione che avrebbe comportato anche la realizzazione di qualche video intervista sulla narrazione autobiografica a partire da esperienze legate al cibo.
L’incontro è stato invece l’occasione per far emergere un’altra richiesta da parte dei rappresentanti della comunità bengalese: la richiesta di aiuto nell’organizzazione di una scuola estiva di lingua bengalese (bangla) rivolta ai figli della comunità, di età compresa tra i 6 ed i 16 anni, per la maggior parte nati in Italia e frequentanti la scuola pubblica (e quindi in grado di utilizzare l’italiano come lingua del “paese ospitante”) ma che, pur parlando e comprendendo la lingua madre bengalese utilizzata in casa, non la sanno né leggere né scrivere e, soprattutto, non conoscono gli aspetti fondamentali della cultura del paese di origine dei genitori.
Ecco quindi nel mese di giugno 2019 Arsap e Bangladesh Community Pordenone OdV sottoscrivono un accordo di collaborazione per l’avvio di una Scuola Estiva di lingua bengalese.
Nei mesi estivi, da giugno a settembre compreso, Arsap ha ospitato, ogni venerdì e sabato pomeriggio (con pausa nella sola settimana di ferragosto), due classi di alunni, rispettivamente dai 6 ai 12 e dai 13 ai 16 anni, alle quali sono state proposte lezioni di un’ora e mezza ciascuna dedicate alla cultura e alle tradizioni del Bangladesh il venerdì e all’apprendimento della lingua madre (bangla) il sabato. Complessivamente 35 alunni hanno frequentato 24 lezioni per un totale di 74 ore (più esami finali)
Tra gli elementi portanti della collaborazione, a fronte di una disponibilità gratuita delle aule per le lezioni, Arsap ha richiesto una supervisione dei docenti (individuati dalla comunità bengalese), soprattutto in ordine al rispetto di alcuni punti quali il non utilizzo di atteggiamenti violenti e/o aggressivi, il rispetto della parità di genere e il carattere rigorosamente a-confessionale dell’insegnamento della lingua madre (non utilizzo di testi sacri come materiale didattico).
Numerosa ed entusiastica è stata la partecipazione complessiva all’iniziativa, sia da parte degli adulti (non solo dei genitori, ma anche di altri membri della comunità) come da parte degli alunni, che in molti casi attendevano con emozione l’appuntamento settimanale.
A fianco delle lezioni di lingua bangla, un gruppo di mamme della comunità, una decina circa, ha partecipato, in concomitanza delle lezioni del sabato, a incontri di conversazione in italiano su temi di interesse generale riguardanti vari aspetti delle rispettive culture, a partire dalle abitudini e tradizioni alimentari, all’organizzazione scolastica, agli acquisti nei negozi, etc.
Particolarmente significativo il fatto che, durante queste lezioni i bambini abbiano avuto modo anche di imparare l’inno nazionale bengalese (su testo del premio Nobel R. Tagore) e di eseguirlo in pubblico durante il concerto conclusivo del progetto LEI: per i membri della comunità vedere in TV le immagini dei propri figli che avevano cantato l’inno nazionale in pubblico è stata una esperienza di riconoscimento e di integrazione molto forte. È proprio a partire da questo riconoscimento che è stata manifestata la volontà di continuare sia con la scuola di bangla per i figli così come di cercare, con le istituzioni scolastiche e l’amministrazione comunale, di dare continuità all’esperienza del “circolo delle mamme”. A riguardo l’Assessore Comunale alle pari opportunità del Comune di Pordenone Guglielmina Cucci, che ha partecipato alla presentazione dei risultati, ha dichiarato il proprio interesse ad approfondire la conoscenza del modello della MDF di Shaerbeck.
Atelier sociolinguistico formale: Corso di lingua e Cultura italiana, livello A2
Il corso di lingua italiana per richiedenti asilo, gestito dalla cooperativa “Nuovi Vicini”, che organizza questi corsi con finanziamenti statali e su incarico della Prefettura di Pordenone (Ministero dell’Interno), è stato individuato per una sperimentazione del modello APP proposto da Klyolab, partner del progetto LEI.
È stato quindi individuato il dialogo “Dal medico”, tratto da una precedente pubblicazione a cura di Arsap sull’insegnamento della lingua italiana per stranieri, la cui traccia audio è stata opportunamente modificata (filtrata) da Klyolab e quindi proposta in questa forma al gruppo di allievi.
Il corso, al quale si erano iscritte 18 persone, provenienti da Pakistan, Iraq e Afghanistan ha visto la frequenza e partecipazione attiva di 9 persone che hanno concluso con profitto il corso, raggiungendo il livello di competenza linguistica previsto. Il livello di soddisfazione espresso è stato complessivamente molto buono.
L’esperienza è stata documentata con la realizzazione del video pubblicato sul MOOC: “Dal Medico”, mentre nella sezione materiali didattici sono disponibili i testi e le relative tracce audio dei seguenti altri dialoghi:
- “Ibrahim e Badu vanno a lavorare”
- “Al telefono” (telefonata di lavoro)
- “In questura”
- “In comune”
- “La telefonata” (appuntamento)
- “Il medico”
- “Alla ricerca di un lavoro”
- “Al supermercato”
- “Lettura: il lavoro di Seth” (passato prossimo)
- “La patente” (passato prossimo)
- “Zakari in ospedale”
- “Allaricerca della casa: in agenzia”
E gli atelier di educazione all’ascolto?
Durante i seminari sociolinguistici, abbiamo usato diversi metodi:
– L’approccio audiopsicofonologico: sviluppato dal medico e ricercatore francese Alfred Tomatis, è un approccio naturale alla stimolazione neurosensoriale. I programmi di ascolto adottati modificano la musica e la voce in tempo reale per catturare l’attenzione e migliorare le capacità emotive, comunicative e cognitive.
– La biografia transculturale